.Uno.


.Ragazza che s'offre.


Ho quest'uomo che impazzisce per me. A me di lui non importa niente. E' un bell'uomo, mi dicono e dicono anche che dovrei starci.
- Ma è sposato e ha un figlio! - obietto io, inorridita.
- E allora? Non sarà mica un matrimonio quello! E poi che ti frega? Magari lei se lo merita... Che spreco! E' davvero un bell'uomo!

E' davvero un bell'uomo? Non lo so. Ha trentotto anni, è alto, moro, con gli occhi scuri e lo sguardo virile, le spalle larghe, un sorriso candido e perfetto: è bello, sì. Se fosse un altro uomo, forse mi piacerebbe. Non tutto ciò che è bello mi piace.
Conosco la sua famiglia: sua moglie è una donna simpatica, davvero una brava persona, ha anche cercato di darmi un lavoro una volta che ne avevo bisogno. Il bambino ha sette anni ed è meraviglioso, sereno, intelligente, pieno di voglia di vivere. Ma lui non è felice.
- Come sei bella, Bianca...
Dice che è arrivato a una certa età e ha cominciato a vol
ere quello che avevano i suoi fratelli: una moglie, un figlio, una casa, un lavoro sicuro, le vacanze al mare, le foto di Natale. Una famiglia, insomma. Dice che gli è venuta paura di invecchiare da solo e che a un certo punto si è cercato una donna per bene che gli dicesse sì, finchè non l'ha trovata. Una valeva l'altra, dice. Ora ha tutto quello che voleva. Ma lui non è felice.
- Anna è perfetta - mi racconta mentre guida verso una stradina isolata - è un'ottima donna di casa, un'ottima madre: a me e a nostro figlio non manca mai niente, trovo sempre tutto pronto, i vestiti stirati, la tovaglia pulita, il vino che piace a me, la casa è uno specchio. E' grandiosa anche nel lavoro, non perde un colpo ed è piena di energie e di iniziative. E' ancora stupenda. Se volessi, potrei anche fare l'amore con lei
tutti i giorni. Non lascerò mai la mia famiglia: è tutto quello che ho e mio figlio è troppo importante.
- E fai bene: credo che i figli siano l'unico amore cui si può davvero dire per sempre... - "a meno che non diventino degli assassini pazzoidi e pedofili crescendo", aggiungo fra me e me - Ma se hai tutta questa meraviglia, perchè sei qui con me?
- Anna è perfetta, sì, ma non è una donna. E' solo utile, è un automa, è fredda. Tu, invece... Dio mio, tu!
Ho quest'uomo che impazzisce per me, ma a me di lui non importa niente. Non mi sta nemmeno simpatico e mi piace anche poco.

Ogni tanto ci faccio l'amore, ma non provo nulla: nè piacere nè dolore nè angoscia. Quando mi spoglio per lui, non sento alcunché, è una cosa che non mi emoziona. Lui, invece, si emoziona sì: gli si inumidiscono gli occhi, il pomo d'adamo gli guizza rapido su e giù per la gola, come un groppo che non vuole scendere, il viso gli si illumina e il respiro gli si mozza. Si sofferma sempre a lungo ad osservarmi.
- E' meraviglioso guardarti...
Mi fa sentire bella. Dovrei essere contenta e invece ho dentro il vuoto. Non provo niente, nemmeno quando lui mi tocca. Non mi piace nemmeno il modo in cui mi bacia, il modo in cui la sua lingua scivola nella mia bocca, il modo in
cui mi morde le labbra e mi ansima sul viso, non mi piace nulla.
Gli leggo l'emozione dappertutto, ogni cellula del suo corpo trasuda desiderio e felicità, ma è un portatore sano che non mi contagia. Lui mi guarda in estasi, io gli sorrido simulando complicità: si spoglia velocemente e le mie mani agiscono in automatico su di lui, che chiude gli occhi e si dimentica di me. E' talmente preso da se stesso e dal suo piacere da non rendersi nemmeno conto di quanto siano asettici e privi di trasporto i miei gesti, calcolati con precisione matematica.
- Vieni, vieni qui, vienimi sopra... - solleva appena la testa, socchiude gli occhi.
Gli obbedisco, docile è silenziosa: lo lascio scivolare d
entro di me e nemmeno in quell'istante vengo pervasa dal desiderio, quasi non noto la sua presenza nel mio corpo, per me è come se la sua virilità fosse fatta di burro.
Chiudo gli occhi: ora è il mio turno di dimenticare. Mi abbandono a una fantasia nuova, che mi conduca lontano dai miei pensieri, dagli affitti non pagati, dalle bollette scadute, dai creditori che mi inseguono, dagli amanti che mi respingono, dai legami che si spezzano, dalla sofferenza e dall'angoscia. Cavalco senza pensare, m
i lascio condurre lontano, corro verso un piacere che mi strappi alla banale e dolorosa quotidianità. Non dimentico di fingere di ansimare.
Per qualche minuto, la mia mente si svuota di tutto. I suoi gemiti entrano liberi nelle mie orecchie, come un piccolo gregge trotterellante che torna felice al suo ovile, mi riempiono la testa di una sensazione morbida, piacevole, ovattata. Una musica dolce, umana, che mi culla verso l'oblio e lascia la realtà sospesa, abbandonata in balia di se stessa.
Io non ci sono più, svanisco nel suo piacere: non provo più niente, non sento più nulla, nemmeno il mio corpo che sfrega contro il suo. Sono aria pulita, nuova, ossigeno che lui respira a pieni polmoni: mi lascio assorbire e r
igettare impura. Sono una sensazione invincibile ed eterna, sono ogni suo fremito e ogni sua vocale strozzata, sono fuoco vivo che gli arde la pelle. Più lui gode, più io mi rigenero. Più io mi polverizzo assecondandolo, più rinasco, come la fenice, dalle mie stesse ceneri. Più lui sale verso l'apice, più io alimento il mio fuoco, senza scottarmi nè venirne coinvolta. I nostri corpi sono solo un tramite per ricaricare la mia dinamo di energia vitale. Mi sento un vampiro e mi lascio vampirizzare: è un atto cristallino, che non viene intaccato dal desiderio frenetico della realizzazione di sè. Non voglio concedermi nè essere posseduta, voglio solo i corpi e le mie indennità su di loro: la purezza non deve soffrire.
Cambiamo posizione, mi metto carponi: ora è lui che vuole prendermi. Mi lascio guidare, va bene così: portami al trotto, finchè ti riesce; appena a
vremo finito, galopperò lontano da qui e da te.
- Ah, Dio, Bianca! Sei così stretta...
La verità è che non vorrei nemmeno farti entrare. Ma fare sesso mi ricorda perchè, nonostante tutto, sono ancora felice di essere viva. Uno, due, tre colpi di reni: il suo sudore piove sulla mia pelle arida, ma non la risveglia. Un altro colpo e ancora un altro: le sue unghie mi artigliano la schiena, aratri che non riescono a rendere fertile un terreno riluttante. Ci siamo quasi, ormai siamo vicini alla fine: lo sento contrarsi e irrigidirsi in ogni fibra, poi accasciarsi su di me come un sacco vuoto. Finalmente posso riprendere a respirare normalmente.

Si sdraia al mio fianco e mi blandisce, con una mano mi accarezza delicatamente la schiena. Quasi mi rifiuto di riaprire gli occhi e tornare alla realtà, ma mi impongo di farlo: lui è lì accanto a me, gli occhi chiusi, abbandonato; riprende coscienza lentamente, i tratti distesi e il sorriso lieve, soddisfatto. Leggera, gli passo istintivamente un dito sulla fronte, resa limpida e serena dall'orgasmo: ora è lui ad avere la mente sgombra da pensieri.
Si volta a guardarmi, mi sorride riconoscente e per un attimo mi sento come Madre Teresa di fronte a un lebbroso, una pia donna compassionevole che dona qualche istante di sollievo a un pover'uomo che viene lentamente corroso dal
la propria esistenza.
La sensazione di pietà svanisce immediatamente, quando il pensiero che si è scelto da solo la sua condanna mi attraversa la mente saettando.
- Mi dispiace che tu non... insomma... mi sembra di aver lasciato le cose a metà, incompiute...
- Non ti preoccupare, - gli dico sorridendo - non fa niente: per me non è importante, davvero.
Ed è vero: il mio fine ultimo nel sesso non è l'orgasmo. Il mio più grande piacere è donare piacere. E' un po' come quando si intraprende un viaggio e il panorama che si incontra lungo la strada è talmente bello da far scordare la met
a. Ho comunque avuto quello che volevo, ho ottenuto ciò che cercavo. E poi l'orgasmo è un atto di fiducia, non è una cosa che si può concedere a tutti. Lui è un traditore, non potrei mai fidarmi di lui: un traditore non avrà mai il mio piacere.
Resto a fissarlo, impietrita e silenziosa, tutta presa dalle mie riflessioni, nemmeno mi rendo conto che ho le pupille piantate nelle sue.
- Tu sei tutta in questo - mi sussurra dopo qualche istante.
- Come? - gli chiedo riprendendomi.
- Tu sei tutta in questo, nel tuo sguardo: chi non ti nota è uno stolto.
Il mio viso si stropiccia in una smorfia divertita
: credevo di essere l'unica ad usare ancora questa parola. Lui fraintende, abbassa lo sguardo, convinto di avermi fatto un complimento gradito. Ma cosa c'è davvero nei miei occhi? Forse solo quello che lui vuole vederci dentro. Se avesse visto la realtà, cosa mi avrebbe detto?
Ripercorriamo la stradina a ritroso, non vedo l'ora di scendere dalla macchina:
- Lasciami pure qui, qui va bene.
- Ma è tardi e tu sei sola: lascia che ti accompagni a casa...
- Non ti preoccupare, siamo abbastanza vicini a casa mia.
- Ma non me la sento di lasciarti sulla strada, così...
- Ehi, tranquillo: in due minuti a piedi sono arrivat
a, passo dai prati.
- Ma non hai paura? A quest'ora...
Sorrido: il sesso è l'esorcismo più potente che conosco.
- No, non ho più nessuna paura.
Scendo dalla macchina prima che lui faccia in tempo ad obiettare con l'ennesimo
ma.
- E adesso non sparire come tuo solito - si raccomanda.
Non rispondo. Mi limito a chiudere la portiera e a salutarlo con la mano, esibendo l'espressione più rassicurante che possiedo. La macchina finalmente si allontana, ora mi posso rilassare.

Mi volto verso la mia scorciatoia, che profuma d'erba e terra umida; prima di incamminarmi, mi soffermo a lungo a guardare la luna, che esce timidamente da dietro una nuvola come una spettatrice indiscreta. Il mio cuore batte più forte, lo sento come un tamburo nelle orecchie, sono viva. Che abbiano ragione mia madre, la mia prozia e il mio amico Vash quando dicono che sono una strega? Se così fosse, potrei andarmene via volando, con la perversione occultata dietro al mio più innocente sorriso. Scuoto la testa e scavalco la staccionata, atterrando sul morbido tappeto verde.
Mentre mi avvio verso casa, le scarpe mi si inzup
pano di rugiada e di fango; mi burlo dei miei stessi pensieri: le ragazze di campagna non volano, le ragazze di campagna tagliano per i campi.